Lungo l'incantevole costa delle Cinque Terre si alternano falesie a strapiombo sul mare, baie, spiaggette, grotte e anfratti fra gli scogli.
La presenza di specie animali e vegetali in questo tratto di mare, che va dalla zona di Punta Mesco, a Monterosso, a quella di Capo Montenegro, a Riomaggiore, è particolarmente ricca e varia.
Le pareti rocciose, come pure le numerose secche e gli scogli isolati, sono popolate da innumerevoli gorgonie, come la policroma Leptogorgia sarmentosa e la bianca Eunicella verrucosa, una specie rara nel Mediterraneo ma piuttosto comune in queste acque.
Lungo la costa è presente anche la Posidonia oceanica, una pianta che forma importantissime fitte praterie, luogo di rifugio e riproduzione per innumerovoli organismi.
Le ripide pareti rocciose di Punta Mesco e Capo Montenegro sono le più ricche di vita e ospitano specie rare come, oltre la già citata Eunicella verrucosa, la rarissima Gerardia savaglia, o Corallo nero; al Mesco, cosa inconsueta per il resto del Mediterraneo, già a 15/20 metri di profondità si possono osservare magnifici ventagli di Paramuricea clavata, la Gorgonia rossa.
E proprio queste due aree, che rappresentano le zone di mare di maggior pregio e varietà, sono sottoposte a maggior tutela (zona A e zona B).
Ma c'è un'altra presenza che rende il mare delle Cinque Terre ancora più unico: la balena. Non a caso queste acque sono comprese nel Santuario dei Cetacei, un'area protetta internazionale dove questi animali sono particolarmente presenti.
Sono queste solo alcune delle caratteristiche ambientali che hanno motivato l'istituzione della Riserva marina delle Cinque Terre, per conservarne la biodiversità e gli habitat regolamentando gli usi e le attività che vi si svolgono. E questo senza penalizzare le popolazioni locali che, anzi, dalla tutela di un'area marina di così particolare importanza e bellezza possono realizzare nuove opportunità di lavoro e benessere.
LE FINALITÀ
L'area marina protetta delle Cinque Terre, istituita con decreto ministeriale del 12 dicembre 1997, comprende quattro comuni: Riomaggiore (con la frazione di Manarola), Vernazza (con la frazione di Corniglia), Monterosso al Mare e, parzialmente, Levanto. L'istituzione delle aree marine protette è prevista da due norme nazionali: la legge 31 dicembre 1982 n. 979 (Disposizioni per la difesa del mare) e la legge 6 dicembre 1991 n. 394 (Legge quadro sulle aree protette).
Le finalità di un'area marina protetta come quella delle Cinque Terre sono:
- protezione ambientale dell'area marina interessata;
- tutela e valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona;
- diffusione e divulgazione della conoscenza di ecologia e biologia degli ambienti marini e costieri dell'area naturale marina protetta e delle peculiari caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona;
- effettuazione di programmi di carattere educativo, per il miglioramento della cultura generale, nel campo dell'ecologia e della biologia marina;
- realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell'ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica dell'area;
- promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell'area, anche privilegiando attività tradizionali locali già presenti; nell'ambito dell'azione di promozione di uno sviluppo compatibile con le predette finalità, per le attività relative alla canalizzazione dei flussi turistici e di visite guidate, la determinazione della disciplina relativa dovrà prevedere specifiche facilitazioni per i mezzi di trasporto collettivi, gestiti preferibilmente da cittadini residenti nei comuni compresi nell'area protetta
Gli Itinerari Subacquei
IL PANETTONE
L'immersione inizia nella prima insenatura della Punta di Montenero che si incontra partendo da Riomaggiore.
Si scende sul fondale ciottoloso, a circa 9 metri di profondità, poi, seguendo la parete verso levante, si prosegue scendendo fino a raggiungere un pinnacolo roccioso, alto circa 3 metri, completamente ricoperto di gorgonie policrome. Superata la sporgenza rocciosa si prosegue attraversando una striscia di sabbia parallela alla costa. Dopo pochi metri s'incontra la parete occidentale della Secca del panettone, così chiamata per la sua forma, che da un fondale di 35 metri risale fino al cappello posto a -25. Su questa secca, ricca di anfratti e spaccature, si possono incontrare numerose aragoste, cerianti, saraghi, tordi e innumerevoli gorgonie di dimensioni ragguardevoli. Continuando a percorrere la secca in senso orario, il fondo risale gradualmente sino a raggiungere il punto di risalita, dove una parete rocciosa, ricoperta di spugne e innumerevoli altri organismi incrostanti, favorirà una lenta ascesa verso la superficie.
I fondali rocciosi
I fondali rocciosi sono gli ambienti sommersi che più facilmente ci forniscono l'idea della ricchezza delle forme di vita marine. La roccia infatti fa da substrato per l'ancoraggio di tutte le specie sessili (cioè fisse), le quali, entrando in competizione per lo spazio, arrivano al punto di crescere le une sulle altre. Una scogliera sommersa presenta inoltre una grande variabilità di condizioni ambientali, permettendo l'insediamento di popolamenti dalle esigenze ecologiche molto diverse.
Il moto ondoso, ad esempio, che nei primi metri può essere anche molto violento, e quindi agire come fattore che limita alcune specie, più in profondità ha un andamento oscillatorio che favorisce l'apporto alimentare agli organismi filtratori.
LA VIA DELL'AMORE
Ci s'immerge sotto le telecamere subacquee della Batteria Racchia, su un fondale detritico di 15 metri, e si segue, perpendicolarmente alla costa, il profilo leggermente digradante del fondale. Raggiunti i 18 metri inizia una ripida scarpata che conduce in breve tempo di fronte alla parete rocciosa delle aragoste, caratterizzata dalle numerose gorgonie che la sovrastano. Iniziando la perlustrazione della secca in senso orario, ci si trova ben presto su un fondale fangoso a circa 32 metri di profondità, dove si possono ammirare, sulla parete che emerge dal fondale, svariate aragoste che fanno capolino dagl'innumerevoli anfratti. Proseguendo il percorso, tenendosi a una profondità di circa 28 metri, è possibile incontrare alcuni astici di buona taglia e la tana di un nutrito banco di saraghi. Risalendo verso la superficie e tornando verso il punto di partenza, a circa 10 metri di quota, è consigliabile controllare attentamente gli anfratti nella roccia, spesso occupati da begli esemplari di musdea e da qualche cerniotta.
I fondi sabbiosi
Molti subacquei, quelli meno attenti, li considerano i 'deserti del mare', ambienti desolati e privi di vita. I fondali sabbiosi e fangosi, invece, pur non offrendo una quantità e varietà di specie paragonabile a quelli rocciosi, sono abitati da numerosi organismi, magari un po' più difficili da osservare.
L'assoluta mancanza di riparo offerta da questi piatti fondali, in effetti, ha costretto i suoi abitanti a mettere in atto particolari strategie comportamentali, che li rendono poco visibili anche all'osservatore umano.
Alcuni di questi organismi affidano la propria incolumità al loro mimetismo, imitando le caratteristiche cromatiche e morfologiche del fondo, altri preferiscono sparire completamente alla vista, seppellendosi sotto la sabbia o il fango.
LA FRANATA DI CORNIGLIA
Si scende su una franata appena fuori dalla marina di Corniglia. L'immersione è tranquilla, in acqua limpidissima e a una profondità massima di 18 metri. I numerosi anfratti della franata offrono rifugio a curiose murene e grossi gronghi, piccole aragoste e re di triglie. Durante l'immersione si possono anche osservare, Fotografare e riprendere con la telecamera, le vivaci donzelle pavonine mentre nuotano freneticamente in cerca di cibo, o le scontrose perchie le quali, preoccupate per l'essere mostruoso penetrato nel proprio territorio, si avvicinano repentinamente al subacqueo con fare minaccioso. Nelle piccole radure sabbiose incastonate tra i massi del fondo si possono ammirare, tenacemente infissi nel fondale grazie al loro resistentissimo bisso, tre grossi esemplari di Pinna nobilis ricoperti da coloratissime spugne.
Anche gli onnipresenti tordi frequentano abbondantemente questo luogo d'immersione, offrendo ai Fotosub le loro sgargianti livree per indimenticabili istantanee.
I fondali scuri - Le grotte
Il regno degli organismi che non amano la luce, 'quelli della notte'. A seconda della presenza di corrente, del ricambio d'acqua e dell'intensità luminosa (oscure o semioscure) la ricchezza di popolamento delle grotte può essere molto varia. All'interno di quelle oscure, senza cioè la minima presenza di luce, caso sporadico nelle acque delle Cinque Terre, si ha grande abbondanza di spugne, come la Spirastrella cunctatrix, celenterati, come Leptosammia pruvoti e Parazoanthus axinellae, molluschi nudibranchi e crostacei, come il Granchio facchino (Dromia personata).
Quando nella grotta, invece, regna la semioscurità, vi si osservano le forme di vita tipiche del coralligeno.
I fondali delle Cinque Terre sono considerati fra i più ricchi di fauna e vegetazione marina della Liguria.
Lo testimoniano le ricerche scientifiche qui condotte, sin dal passato, da nomi illustri come Lazzaro Spallanzani, il grande scienziato del XVIII secolo, Arturo Issel, Enrico Tortonese e Lucia Rossi, sino ad arrivare ai giorni nostri con l'attività del Centro Ricerche Ambiente Marino dell'Enea di Santa Teresa (SP), coadiuvato da studenti di varie università Italiane.
La relativa torbidezza di queste acque, riducendo l'illuminazione dei fondali, consente inoltre d'osservare a pochi metri di profondità diverse specie "sciafile", amanti cioè della penombra, che solitamente vivono a profondità impegnative, come la Paramuricea clavata, la più bella gorgonia del Mediterraneo.
La Posidonia, invece, è una pianta marina, piuttosto diffusa sui fondali sabbiosi delle Cinque Terre: a parte diverse macchie di varie dimensioni sparse qua e là, a Monterosso è presente una vera e propria prateria che si estende, a partire da una profondità di 5-8 metri sino a 20-25, da Punta Mesco alla spiaggia della Fegina. Nella zona di Corniglia è invece presente la Cimodocea, un'altra pianta dalle caratteristiche simili alla Posidonia, che qui forma una piccola prateria
ulteriori informazioni presso il sito http://www.areamarinaprotetta5terre.it/
Via Anconetana, 129 - Località La Pace - 52100 Arezzo
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