Notturno Mediterraneo

Il crepuscolo concilia: il cielo smorza i toni alti e si riscalda per effetto del sole che svanisce dietro l’orizzonte; e il mare ne riflette l’intensa atmosfera. Subisco il fascino dei colori del mare, della terra, del cielo, da sempre; da quando, per lo meno, ne sono conscio. Colori cangianti, invitanti, attrazione e invito per tuffarsi alla scoperta di un mondo parallelo, così vicino all’uomo eppure così diverso e sconosciuto, così ignorato, sfruttato e depauperato: il mondo sommerso.
 
Due passi in spiaggia mi fanno riflettere prima di iniziare i preparativi per una nuova immersione. Penso che ancora oggi in pochi abbiano davvero compreso che la vita del mare è la nostra stessa vita: l’una dipende dall’altra. Consapevole di ciò, vado per mare non solo per ritrovare me stesso ma anche per essere costante testimone, uno dei pochi purtroppo, di quella biologia, di quella straripante biodiversità, non solo bella ma fondamento della nostra stessa sopravvivenza. Il mondo acquatico è stato sempre misterioso e affascinante, ma l’uomo ne ha approfittato fin troppo, ignorando spesso il suo delicato equilibrio e arrivando a commettere azioni nefaste; comportamenti sbagliati che oggi compromettono il futuro del mare e quindi il futuro della vita sulla terra e dell’uomo.

Ma per capire tutto ciò è necessario conoscere, bisogna essere attori protagonisti in questa vita, non banali comparse; e per provare ad agire in questa dimensione è interessante impegnarsi, trasformando qualcosa di divertente e stimolante in qualcosa di utile. Andare sott’acqua e documentare, per esempio, è bello, ma sarebbe troppo poco ridurre il tutto a svago fine a se stesso. La notte, apparentemente ostile, si trasforma in un momento invitante per chi affronta le immersioni con una certa esperienza; e riprendere quelle scene di vita custodite dall’acqua e dal buio totale, in quell’oscurità assoluta, che sulla terra non conosciamo quasi più, diventa emozionante e anche molto importante come testimonianza. Conoscere per tutelare, mi ripeto sempre.

Una premessa forse lunga, necessaria per comprendere l’enorme valore di un reportage di biologia fotografata, per dirla con parole nostre, eseguita col favore delle tenebre, col buio interrotto solo dai bagliori della luna quando presente, una biologia vissuta dal vivo e interpretata attraverso l’osservazione diretta in natura. Un’immersione notturna diventa così un’esperienza avvincente e sempre nuova e il buio diventa la forza per scovare una fauna attiva quando l’unica luce che esiste è quella artificiale del subacqueo che esplora; intorno l’ignoto. Abituati a muoversi sott’acqua mentalmente allenati per mantenere quella tranquillità necessaria ad affrontare le tenebre, avremo il privilegio di visitare un mondo dove la vita scorre senza presenza umana, almeno fin quando qualcuno non disturba con azioni di pesca notturna e invasioni dalla superficie.

Mi trovo su una delle due sponde dello Stretto di Messina: la notte è subentrata e le luci della prospiciente Sicilia si specchiano nel mare liscio e nero. Il momento di iniziare questa passeggiata per fotografare la vita animale nel cuore del Mediterraneo è ormai giunto e controllo le ultime cose prima di fare ingresso in mare. Pinne ai piedi e maschera sul volto, immergo il capo e guardo l’acqua cristallina, con il fondale rischiarato dai lampioni del lungomare di Scilla, porta dello Stretto. Mi allontano dal bagnasciuga navigando in superficie e scivolando su di un mare che sembra tranquillo per l’assenza di corrente; mi avvicino al punto in cui solitamente mi lascio andare sul fondo: la luce artificiale fende l’oscurità e, col mio compagno, ci scambiamo un segnale rassicurante per iniziare la discesa. D’ora in poi solo la luce bianca delle torce sarà il nostro reciproco ed unico riferimento. Avanziamo verso il confine della scogliera con la sabbia, raggiungendo rapidamente i 25 metri di profondità: questa zona di transizione tra due ambienti è frequentata da moltissime specie di pesci e invertebrati e non tardo a vedere il primo animale della serata, un mollusco cefalopode che adoro per la sua eleganza. Mi avvicino e preparo l’attrezzatura per inquadrare e scattare; eccomi a tiro di foto ed ecco lei, la seppia, che inizia la sua danza, modulando il ritmo delle pinne che corrono lungo i fianchi.

Colori e sfumature incredibili si alternano rapidamente e sembra quasi che la seppia si pavoneggi per farsi fotografare. Furba e diffidente durante il giorno, quasi inerme di notte, rimane stordita dalla luce lasciandosi studiare da vicino. Ma la sabbia nasconde adesso le sembianze di un pesce piatto appena visibile, tradito da qualche sfumatura e movimenti minimi che un occhio allenato comunque percepisce: è una torpedine, una simpatica torpedine che sfugge adesso la luce accecante, cercando di evitare l’approccio di un fotografo curioso e insistente quale mi sento di essere alcune volte. Giusto qualche foto in movimento e poi mi lascio andare verso i primi scogli isolati e più profondi, dove si vedono le prime gorgonie. A lato del primo scoglio intravedo già da lunga distanza, grazie a una luce spot penetrante nel buio, una sagoma inconfondibile e una livrea che conosco da tempo.

Davanti a me, immobile sul fondo anche se per poco ancora, un bel dentice riposa indisturbato, almeno fino all’arrivo di quel subacqueo rompiscatole quale mi sento di essere nel momento in cui cerco l’approccio per qualche foto. Un signor pesce, tutto d’un pezzo, è fermo e in posa per uno scatto da vicino, quasi due; ma un improvviso nervosismo mi lascia traccia della sua virata sul sensore delle fotocamera e subito vedo partire il pesce verso l’abisso scuro e impenetrabile, a gran velocità. Brevi incontri, densi di emozioni, che solo il mare di notte regala ai più attenti e sensibili osservatori della natura. Riguardo lo scatto appena fatto sul display e vedo che la foto è buona: felice del bel momento catturato continuo la mia escursione nel magico mondo notturno del Mediterraneo.

La possibilità di scattare senza il limite dei trentasei scatti che un tempo la pellicola imponeva mi consente di scattare sempre a ogni specie che si presti per una bella situazione interessante biologicamente e graficamente. Maschi di mennole, piccoli pesci argentati molto diffusi, con toni sgargianti di verde e sfumature blu, si lasciano riprendere con qualche difficoltà, mentre è più facile immortalare sornioni scorfani rossi, sempre belli nei loro atteggiamenti da signorotti panciuti e pigri. Qualche gambero sfoggia timidamente i suoi rossi trasparenti zampettando vicino a pareti costellate di madrepore. Un via vai di occhiate e saraghi fasciati illumina d’argento il percorso dominato dal buio, ed è sempre un’impresa scovare sfondi adeguati alle fotografie e situazioni accattivanti per immortalare un pesce nel suo ambiente, specie quando si tratta di soggetti con movimenti a scatto e continui.

Notturno Mediterraneo: il fascino avvolgente della ricerca, della scoperta, dello studio, la forza della fotografia colta nel buio, lo stupore nascente da un incontro imprevisto, improvviso, dall’istante che sfugge celere e che magari sei riuscito a congelare in un’immagine, sono tutti elementi che insieme rendono unica l’esperienza notturna, specie in Mediterraneo, dove il fascino di un mare diverso e unico nel suo genere regala attimi di magia che rimangono impressi in modo indelebile nel cuore e nella mente di chi il mare lo ama sul serio.

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