Le migrazioni marine

A nuoto, di corsa o librato nell’aria, il popolo migratore si sposta periodicamente attraversando mari, monti, deserti.
Anche se le migrazioni sono note da tempo, gli studi etologici forniscono sempre nuovi particolari. Da poco, per esempio, all’esercito dei migratori si è aggiunto anche lo squalo bianco, ritenuto da sempre poco incline ai viaggi. Lo si è scoperto con un moderno pedinamento satellitare: un maschio, al quale era stato fissato un trasmettitore, è stato seguito per migliaia di chilometri dalle coste della California alle isole Hawaii. Ancora non è chiaro cosa spinga gli squali a compiere simili itinerari; in genere la maggioranza di migratori decide di affrontare un viaggio lungo, faticoso e rischioso per sfuggire a condizioni climatiche avverse; ma alcuni animali si spostano anche per cercare zone migliori per il cibo, come i grandi erbivori africani, o per trovare un luogo dove deporre le uova.
Ma come fanno a sapere la strada da seguire? Quelli privi di una bussola propria seguono le indicazioni offerte dalla natura: il sole, la luna, le stelle. I salmoni Oncorhynchus nerka, per esempio, al momento della riproduzione affrontano uno dei viaggi più estenuanti del regno animale; per deporre le uova, esattamente dove sono nati, lasciano il mare e risalgono i fiumi guidati dagli odori. Le aragoste, Panulirus argus, compiono maratone anche di 200 km, spostandosi sul fondale in perfetta fila indiana recenti studi hanno rivelato che questi crostacei si orientano con la percezione del campo magnetico terrestre. Una ricerca condotta da Floriano Papi e Paolo Luschi, del dipartimento di etologia dell’Università di Pisa, ha scoperto ora che anche le tartarughe verdi nel loro viaggio dalle coste del Brasile fino all’isola di Ascensione, nell’Atlantico, usano l’olfatto per navigare. E un ruolo importante, almeno nell’ultima parte del percorso, lo ha il vento che trasporta gli odori provenienti dall’isola.

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